SANT'ANTONIO DA PADOVA

ARTICOLI E NOTIZIE RIGUARDO AL GRANDE TAUMATURGO SANT'ANTONIO DA PADOVA

giovedì 6 agosto 2009

Sant’Antonio di Padova


13 Giugno


Sant’Antonio di Padova





Sacerdote e Dottore della Chiesa (memoria)



A

ntonio di Padova (in portoghese Santo António de Lisboa), al secolo Fernando Martim de Bulhões e Taveira Azevedo, nasce a Lisbona il 15 agosto 1195 da nobile famiglia portoghese discendente dal crociato Goffredo di Buglione. A quindici anni è novizio nel monastero di San Vincenzo a Lisbona, poi si trasferisce nel monastero di Santa Croce di Coimbra, il maggior centro culturale del Portogallo appartenente all’Ordine dei Canonici regolari di Sant’Agostino, dove studia scienze e teologia con ottimi maestri, preparandosi all’ordinazione sacerdotale che riceverà nel 1219 all’età di ventiquattro anni.

Quando sembra dover percorrere la carriera del teologo e del filosofo, decide di lasciare l’ordine agostiniano. Fernando, infatti, non sopporta i maneggi politici tra i canonici agostiniani e re Alfonso II, in cuor suo anela ad una vita religiosamente più severa. Il suo desiderio si realizza allorché, nel 1220, giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d’Assisi. Quando i frati del convento di monte Olivares arrivano per accogliere le spoglie dei martiri, Fernando confida loro l’aspirazione a vivere nello spirito del Vangelo. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra così nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa, mutando il nome in Antonio in onore dell’abate eremita egiziano.

Anelando al martirio, subito chiede ed ottiene di partire missionario in Marocco. È verso la fine del 1220 che s’imbarca su un veliero diretto in Africa, ma durante il viaggio è colpito da febbre malarica e costretto a letto. La malattia si protrae e in primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria per curarsi.

Secondo altre versioni, Antonio non si fermò mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia. Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. A Pentecoste è invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente.

Il ministro provinciale dell’ordine per l’Italia settentrionale gli propone di trasferirsi a Montepaolo, presso Forlì, dove manca un sacerdote che dica la messa per i sei frati residenti nell’eremo composto da una chiesolina, qualche cella e un orto; Antonio accetta. Per circa un anno e mezzo vive in contemplazione e penitenza, svolgendo per desiderio personale le mansioni più umili, finché un giorno scende con i confratelli in città, per assistere nella chiesa di San Mercuriale all’ordinazione di nuovi sacerdoti dell’ordine e lì predica alla presenza di una vasta platea, composta anche dai notabili.

Da allora ad Antonio è assegnato il ruolo di predicatore e insegnante dallo stesso Francesco, che gli scrive una lettera raccomandandogli, però, di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione. Comincia a predicare nella Romagna, prosegue nell’Italia settentrionale, usa la sua parola per combattere l’eresia (è chiamato anche “il martello degli eretici”), catara in Italia e albigese in Francia, dove arriverà nel 1225. Tra il 1223 e quest’ultima data, infatti, pone le basi della scuola teologica francescana, insegnando nel convento bolognese di Santa Maria della Pugliola.

Quando è in Francia, tra il 1225 e il 1227, assume un incarico di governo come custode di Limoges. Mentre si trova in visita ad Arles, si racconta gli sia apparso Francesco che aveva appena ricevuto le stigmate. Come custode partecipa nel 1227 al Capitolo generale di Assisi dove il nuovo ministro dell’Ordine - Francesco nel frattempo è morto - è Giovanni Parenti, quel provinciale di Spagna che lo aveva accolto anni prima fra i Minori e che lo nomina provinciale dell’Italia settentrionale.

Antonio apre nuove case, visita i conventi per conoscere personalmente tutti i frati, controlla le Clarisse e il Terz’ordine, va a Firenze, finché fissa la sua residenza a Padova e in due mesi scrive i Sermoni domenicali. A Padova ottiene la riforma del Codice statutario repubblicano grazie alla quale un debitore insolvente, ma senza colpa, dopo aver ceduto tutti i beni non può essere anche incarcerato. Non solo, tiene testa ad Ezzelino da Romano, che era soprannominato il Feroce e che in un solo giorno fece massacrare undicimila padovani che gli erano ostili, perché liberasse i capi guelfi incarcerati. Intanto scrive anche i Sermoni per le feste dei Santi, in cui approfondisce i temi a lui più cari: i precetti della fede, della morale e della virtù, l’amore di Dio e la pietà verso i poveri, la preghiera e l’umiltà, la mortificazione e si scaglia contro l’orgoglio e la lussuria, l’avarizia e l’usura di cui è acerrimo nemico.

È mariologo, convinto assertore dell’assunzione della Vergine, su richiesta di papa Gregorio IX nel 1228 tiene le prediche della settimana di Quaresima e da questo stesso papa viene appellato “arca del Testamento”. Si racconta che le prediche furono tenute davanti ad una folla cosmopolita e che ognuno lo sentì parlare nella propria lingua. Per tre anni Antonio viaggia senza risparmio, è stanco, soffre d’asma ed è gonfio per l’idropisia, torna a Padova e memorabili sono le sue prediche per la quaresima del 1231.

Per riposarsi si ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tiso, che aveva regalato un eremo ai frati, gli fa allestire una stanzetta tra i rami di un albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna alla sua cella arborea. Una notte il conte Tiso, andato a controllare come stesse Antonio, è attirato da una grande luce che esce dal suo rifugio e assiste alla visita che Gesù Bambino fa al Santo.

A mezzogiorno del venerdì 13 giugno Antonio si sente mancare le forze e prega i confratelli di portarlo a Padova, dove vuole morire. Caricato su un carro trainato da buoi, alla periferia della città le sue condizioni si aggravano al punto che si decide di ricoverarlo nel vicino convento dell’Arcella, dove muore in serata; si racconta che mentre stava per spirare ebbe la visione del Signore. Nei giorni seguenti la sua morte, si scatenano “guerre intestine” tra il convento dove era morto che voleva conservarne le spoglie e quello di Santa Maria Mater Domini, il suo convento, dove avrebbe voluto morire. Durante la disputa si verificano persino disordini popolari, infine, il padre provinciale decise che la salma sarebbe stata portata a Mater Domini. Non appena il corpo giunse a destinazione iniziarono i miracoli, alcuni documentati da testimoni. Anche in vita, in realtà, Antonio aveva operato miracoli quali esorcismi, profezie, guarigioni, compreso il riattaccare una gamba recisa, o il far ritrovare il cuore di un avaro in uno scrigno, rendere innocui cibi avvelenati, predicare ai pesci, costringere una mula ad inginocchiarsi davanti all’Ostia. I suoi miracoli - in vita e dopo la morte - hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano e Donatello.



Antonio, per la mole di miracoli attribuitagli, fu canonizzato l’anno seguente la sua morte da Pp Gregorio IX.

La grande Basilica a lui dedicata sorge vicino al convento di Santa Maria Mater Domini. Trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, Bonaventura da Bagnoregio (canonizzato nel 1482) trovò la lingua di Antonio incorrotta, oggi conservata nella Cappella del Tesoro presso la basilica della città patavina di cui è patrono.



Pp Pio XII, che nel 1946 ha annoverato sant’Antonio tra i Dottori della Chiesa Cattolica, gli ha dato il titolo di “Doctor Evangelicus”, in quanto nei suoi scritti e nelle prediche che ci sono giunte era solito sostenere le sue affermazioni con citazioni del Vangelo.



Fonti : confraternitasantantonio.com ; santiebeati.it; wikipendia («RIV.»).




©Evangelizo.org 2001-2009

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domenica 19 aprile 2009

SANT'ANTONIO TAUMATURGO


Miracoli, patronati, iconografia

Sant'Antonio è spesso rappresentato con il libro, ad indicare la profonda conoscenza della Scrittura, e con un giglio, simbolo di purezza, a significare la sua castità.
Poco prima di morire ebbe la visione di Gesù Bambino; per questo viene spesso rappresentato con il Bambino in braccio.

Numerosissimi sono i miracoli attribuiti a Sant'Antonio, per questo ricordato come "taumaturgo" cioè operatore di prodigi.
Un uomo aveva confessato di aver dato un calcio alla madre. Il Santo gli disse che quel piede meritava di essere tagliato all'istante. L'uomo prese le sue parole alla lettera e arrivato a casa si recise immediatamente il piede. Il Santo, impietosito, riaccostò il piede alla gamba, e facendovi sopra il segno della Croce, ve lo riattaccò.
Durante una disputa con un eretico, fece inginocchiare una mula davanti all'Ostia consacrata.
A Ravenna, trovando i cittadini poco attenti alle sue parole, predicò ai pesci.
Durante i funerali di un avaro, il Santo esclamò che quell'uomo non meritava di essere sepolto in terra consacrata, poiché l'anima era dannata all'inferno. Ricordando le parole di San Luca, "Dov'è il tuo tesoro, lì è anche il tuo cuore", gli fece aprire il petto da due cerusici, e si vide che il morto non aveva cuore: questo fu trovato nella cassa dove l'avaro teneva il suo denaro.
A Lisbona, un uomo uccise un ragazzo e lo seppellì nel giardino della casa dei genitori di Antonio. Quando fu rinvenuto il cadavere, il padre del Santo fu accusato dell'omicidio. Sant'Antonio fu prodigiosamente trasportato in una sola notte da Padova a Lisbona, e lì chiese al giudice di mostrargli il corpo dell'ucciso. Il giovinetto risuscitò per un breve istante, e scagionò il padre ingiustamente accusato.

Trentadue anni dopo la sua morte san Bonaventura da Bagnoregio, durante la traslazione della salma, trovò intatta la lingua, strumento della sua predicazione.

http://www.lacabalesta.it/testi/santi/antonio_padova.html

UNA LODE A SANT'ANTONIO


Celebrazione

Alla vigilia della festa del Santo viene recitata una sequenza composta da Frate Giuliano da Spira (m. 1232):

Si quaeris miracula,
mors, error, calamitas,
daemon, lepra fugiunt;
aegri surgunt sani.

Cedunt mare, vincula;
membra resque perditas
petunt et accipiunt
iuvenes et cani.

Pereunt pericula,
cessat et necessitas;
narrent hi qui sentiunt
dicant paduani.
Traduzione
Se chiedi i miracoli, [eccoli:] la morte, l'errore, la sventura, il demonio, la lebbra fuggono.
Il mare si apre, le catene si sciolgono; giovani e vecchi chiedono ottengono la salute delle membra, e di ritrovare le cose perdute.
Spariscono i pericoli, cessa la necessità; lo narrino quelli che lo sentono, lo dicano i Padovani

http://www.lacabalesta.it/testi/santi/antonio_padova.html

L'insistenza nella preghiera dai Sermoni di Sant'Antonio di Padova



26 giugno
L'insistenza nella preghiera dai Sermoni di Sant'Antonio di Padova
II L’insistenza nella preghiera.

“E io vi dico: Chiedete e vi sarà dato”(Lc. 11,9) .Dice il profeta Zaccaria:” Chiedete al Signore la pioggia della sera, ed egli manderà la neve;e darà loro piogge abbondanti e a ciascuno era dei campi”(Zc 10,1).

Nella neve che è candida e fredda è raffigurato il nitore della castità;nelle piogge abbondanti la compunzione accompagnata dalle lacrime; nell’era la compassione per le necessità dei fratelli , che sempre deve verdeggiare nel campo del nostro cuore. Queste tre cose dobbiamo chiedere al Signore, anche se non al mattino presto, almeno sul far della sera, cioè in un secondo momento, giacchè prima di tutto dovremmo cercare il regno di Dio e la sua giustizia. (cf. Mt.6,33; Lc 12,31).I mondani chiedono prima di tutto le cose terrene, e per ultime quelle eterne, mentre prima dovrebbero incominciare dal cielo, dove stà il nostro tesoro, e dove perciò dovrebbero anche il nostro cuore( cf. Mt 6,21; Lc 12,34), e anche la nostra domanda.

“Cercate e troverete” (Lc. 11,9).Dice la sposa del Cantico dei Cantici “ Mi alzerò e mi aggirerò per la città : per strade e piazze cercherò colui che la mia anima ama” (Ct 3,2).La città raffigura la patria celeste, nella quale ci sono strade e piazze, vale a dire gerarchie angeliche minori e maggiori.L’anima alzandosi, vale a dire sollevandosi dalle cose terrene , va in giro quando contempla l’ardente amore dei serafini verso Dio, quando osserva la sapienza dei cherubini nei riguardi di Dio, e così degli altri ordini angelici, tra i quali è alla ricerca del suo sposo. Ma poiché egli è molto più in alto di tutti, non trova, e quindi è necessario che essa superi con lo sguardo della mente le sentinelle , cioè gli spiriti celesti, per poter trovare il suo amato.

“ Cercate e troverete”. Dice Sofonia: “ Cercate il Signore voi tutti, umili della terra , che avete praticato i suoi precetti; cercate la giustizia, cercate l’umiltà per trovarvi al riparo nel giorno della sua ira” (Sof 2,3). E Amos :” Cercate il Signore e vivrete. Non rivolgetevi a Betel, non andate a Galgala e non pensate a Bersabea” ( Am 5,4-5).

I figli di Israele avevano fabbricato dei vitelli d’oro e li avevano collocati a Betel, per adorarli in quel luogo(cf. 3Re 12,32).Nell’oro è simboleggiato lo splendore della gloria temporale, nel vitello la lussuria della carne. Non cercate queste cose.

“Non andate a Gàlgala “, che s’interpreta “ pantano”, figura del fango della lussuria, nella quale i porci si rotolano, “ E non passate a Bersabea”, che si interpreta “ settimo pozzo”, vale a dire abisso di cupidigia, che è assolutamente senza fondo, come il settimo giorno del quale si legge che non ha fine .” Cercate, dunque, il Signore finchè si fa trovare; invocatelo mentre e vicino” (Is 55,6).

Infatti continua “ Bussate e vi sarà aperto”(Lc 11,9) .Leggiamo negli atti degli Apostoli : “ Pietro continuava a bussare . Quando finalmente aprirono la porta e lo videro rimasero stupefatti” (at 12,16).Pietro liberato dalla prigione per opera di un angelo, raffigura colui che per , mezzo della grazia di Dio viene liberato dal carcere del peccato.Costui deve bussare con perseveranza alla porta della corte celeste, e allora gli angeli gli apriranno, presenteranno cioè al cospetto del Signore la sua devota orazione: e il loro stupore , per così dire , non è altro che la gioia che provano per un peccatore che fa penitenza (Lc 15.10).

Tratto dai Sermoni di Sant’Antonio da Padova pagg.339-340 -Messaggero di Sant’Antonio Editrice.

http://carlossorrentino1962.spaces.live.com/blog/cns!99B9A7DF5EB3460D!877.entry

SANT'ANTONIO DA PADOVA: LITURGIA IN LATINO


PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA

tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum

e traduzione italiana delle letture secondo

la traduzione proposta dalle CEI



13 GIUGNO

SANT'ANTONIO DA PADOVA



INTRÓITUS

Eccli. 15, 5. In médio Ecclésiæ apéruit os ejus: et implévit eum Dóminus spíritu sapiéntiæ et intelléctus: stolam glóriæ índuit eum. Ps. 91,2. Bonum est confitéri Dómino: et psállere nómini tuo, Altíssime. Glória Patri.



Nel seno della Chiesa il Signore gli ha dischiuso la bocca, lo riempì di sapienza e d’intelligenza ; lo rivestì di un manto di gloria. È buona cosa rendere al tuo nome, o altissimo.



ORÁTIO

Ecclésiam tuam, Deus, beáti Antónii Confessóris tui sollémnitas votiva lætíficet: ut spirituálibus semper muniátur auxíliis et gáudiis pérfrui mereátur ætérnis. Per Dóminum.



La festa del beato Antonio, tuo Confessore e dottore, allieti, o Dio, la tua chiesa, affinché sie sempre soccorsa dagli aiuti spirituali e meriti di gustare le gioie eterne. Per il nostro Signore.



EPISTOLA

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Timotheum. 2. Tim. 4, 1-8.



Caríssime: Testíficor coram Deo, et Jesu Christo, qui judicatúrus est vi vos et mórtuos, per advéntum ipsíus et regnum ejus: prǽdica verbum, insta opportúne, importune: árgue, óbsecra, íncrepa in omni patiéntia, et doctrína. Erit enim tempus, cum sanam doctrínam non sustinébunt, sed ad sua desidéria, coacervábunt sibi magistros, pruriéntes áuribus, et a veritáte quidem audítum avértent, ad fábulas autem converténtur. Tu vero vígila, in ómnibus labóra, opus fac Evangelístæ, ministérium tuum ímpie. Sóbrius esto. Ego enim jam delíbor, et tempus resolutiónis meæ instat. Bonum certámen certávi, cursum consummávi, fidem servávi. In réliquo repósita est mihi coróna justítiæ, quam reddet mihi Dóminus in illa die, justus judex: non solum autem mihi, sed et iis, qui díligunt advéntum ejus. M. - Deo grátias.



Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. M. - Deo grátias.



GRADUALE

Ps. 36, 30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium. Lex Dei ejus in corde ipsíus: et non supplantabúntur gressus ejus.



Ps. 36, 30-31. Il giusto parla con sapienza, la sua lingua proferisce cose giuste. Egli conserva in cuore la legge del suo Dio e i suoi passi non vacillano.



ALLELÚIA

Allelúja, allelúja. Eccli. 45, 9. Amávit eum Dóminus et ornávit eum: stolam glóriæ índuit eum. Allelúja.



Allelúja, allelúja. Eccli. 45, 9.Il Signore lo amò e lo ricolmò di doni; lo rivestì di un manto di gloria. Allelúja.



EVANGÉLIUM

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthǽum. Matth. 5, 13-19.



In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Vos estis sal terræ. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in coelis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat coelum et terra, jota unum aut unus apex non præteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solvent unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno coelórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno coelórum. M. - Laus tibi Christe.

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. M. - Laus tibi Christe.



ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM

Ps. 91, 13. Justus ut palma florébit: sicut cedrus, quæ in Líbano est multiplicábitur.



Ps. 91, 13. Il giusto crescerà come palma, si ergerà come il cedro del Libano.



SECRÉTA

Præsens oblátio fiat, Dómine, pópulo tuo salutáris: pro quo dignátus es Patri tuo te vivéntem hóstiam immoláre: Qui cum eódem Deo Patre et Spíritu Sancto vivis et regnas Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.



Questa offerta, o Signore, arrechi salvezza al tuo popolo, per il quale ti degnasti immolarti la Padre tuo, quale ostia vivente: tu che sei Dio e vivi e regni.



PREFAZIO COMUNE



COMMÚNIO

Luc. 12, 42. Fidélis servus et prudens, quem constítuit dóminus super famíliam suam: ut det illis in témpore trítici mensúram.



Luc. 12, 42. Egli è il servitore fedele e avvenuto che il Signore ha messo a capo della sua famiglia perchè distribuisca a ciascuno il pane necessario nel tempo opportuno.



POSTCOMMÚNIO

Divínis, Dómine, munéribus satiáti: quǽsumus; ut, beáti Antónii Confessóris tui méritis et intercessióne, salutáris sacrifícii sentiámus efféctum. Per Dóminum.



Saziati dei dono divini, ti preghiamo, o Signore, che per i meriti e l’intercessione del beato Antonio, tuo Confessore e Dottore, sperimentiamo i frutti del sacrificio di salvezza. Per il nostro Signore.

http://www.maranatha.it/Feriale/santiProprio/0613TextLat.htm

mercoledì 3 dicembre 2008

IMITIAMO I SANTI

SAN PAOLO SCRIVE

FATEVI MIEI IMITATORI

Fil 3,17- 4,1

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi


Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti, ve l’ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.
La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!

Parola di Dio

http://groups.google.com/group/centro-religione-cristiana?hl=it

sabato 14 giugno 2008

SAN ANTONIO DE PADUA

BIOGRAFÍA

San Antonio nació en Portugal, pero adquirió el apellido por el que lo conoce el mundo, de la ciudad italiana de Padua, donde murió y donde todavía se veneran sus reliquias.

León XIII lo llamó "el santo de todo el mundo", porque su imagen y devoción se encuentran por todas partes.

Llamado "Doctor Evangélico". Escribió sermones para todas las fiestas del año

"El gran peligro del cristiano es predicar y no practicar, creer pero no vivir de acuerdo con lo que se cree" -San Antonio

"Era poderoso en obras y en palabras. Su cuerpo habitaba esta tierra pero su alma vivía en el cielo" -un biógrafo de ese tiempo.

Patrón de mujeres estériles, pobres, viajeros, albañiles, panaderos y papeleros. Se le invoca por los objetos perdidos y para pedir un buen esposo/a. Es verdaderamente extraordinaria su intercesión.


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Vino al mundo en el año 1195 y se llamó Fernando de Bulloes y Taveira de Azevedo, nombre que cambió por el de Antonio al ingresar en la orden de Frailes Menores, por la devoción al gran patriarca de los monjes y patrones titulares de la capilla en que recibió el hábito franciscano. Sus padres, jóvenes miembros de la nobleza de Portugal, dejaron que los clérigos de la Catedral de Lisboa se encargaran de impartir los primeros conocimientos al niño, pero cuando éste llegó a la edad de quince años, fue puesto al cuidado de los canónigos regulares de San Agustín, que tenían su casa cerca de la ciudad. Dos años después, obtuvo permiso para ser trasladado al priorato de Coimbra, por entonces capital de Portugal, a fin de evitar las distracciones que le causaban las constantes visitas de sus amistades.

No le faltaron las pruebas. En la juventud fue atacado duramente por las pasiones sensuales. Pero no se dejó vencer y con la ayuda de Dios las dominó. El se fortalecía visitando al Stmo. Sacramento. Además desde niño se había consagrado a la Stma. Virgen y a Ella encomendaba su pureza.

Una vez en Coimbra, se dedicó por entero a la plegaria y el estudio; gracias a su extraordinaria memoria retentiva, llegó a adquirir, en poco tiempo, los más amplios conocimientos sobre la Biblia. En el año de 1220, el rey Don Pedro de Portugal regresó de una expedición a Marruecos y trajo consigo las reliquias de los santos frailes-franciscanos que, poco tiempo antes habían obtenido allá un glorioso martirio. Fernando que por entonces había pasado ocho años en Coimbra, se sintió profundamente conmovido a la vista de aquellas reliquias y nació en lo íntimo de su corazón el anhelo de dar la vida por Cristo.

Poco después, algunos frailes franciscanos llegaron a hospedarse en el convento de la Santa Cruz, donde estaba Fernando; éste les abrió su corazón y fue tan empeñosa su insistencia, que a principio de 1221, se le admitió en la orden. Casi inmediatamente después, se le autorizó para embarcar hacia Marruecos a fin de predicar el Evangelio a los moros. Pero no bien llegó a aquellas tierras donde pensaba conquistar la gloria, cuando fue atacado por una grave enfermedad (hidropesía),que le dejó postrado e incapacitado durante varios meses y, a fin de cuentas, fue necesario devolverlo a Europa. La nave en que se embarcó, empujada por fuertes vientos, se desvió y fue a parar en Messina, la capital de Sicilia. Con grandes penalidades, viajó desde la isla a la ciudad de Asís donde, según le habían informado sus hermanos en Sicilia, iba a llevarse a cabo un capítulo general. Aquella fue la gran asamblea de 1221, el último de los capítulos que admitió la participación de todos los miembros de la orden; estuvo presidido por el hermano Elías como vicario general y San Francisco, sentado a sus pies, estaba presente. Indudablemente que aquella reunión impresionó hondamente al joven fraile portugués. Tras la clausura, los hermanos regresaron a los puestos que se les habían señalado, y Antonio fue a hacerse cargo de la solitaria ermita de San Paolo, cerca de Forli. Hasta ahora se discute el punto de si, por aquel entonces, Antonio era o no sacerdote; pero lo cierto es que nadie ha puesto en tela de juicio los extraordinarios dones intelectuales y espirituales del joven y enfermizo fraile que nunca hablaba de sí mismo. Cuando no se le veía entregado a la oración en la capilla o en la cueva donde vivía, estaba al servicio de los otros frailes, ocupado sobre todo en la limpieza de los platos y cacharros, después del almuerzo comunal.

Mas no estaban destinadas a permanecer ocultas las claras luces de su intelecto. Sucedió que al celebrarse una ordenación en Forli, los candidatos franciscanos y dominicos se reunieron en el convento de los Frailes Menores de aquella ciudad. Seguramente a causa de algún malentendido, ninguno de los dominicos había acudido ya preparado a pronunciar la acostumbrada alocución durante la ceremonia y, como ninguno de los franciscanos se sentía capaz de llenar la brecha, se ordenó a San Antonio, ahí presente, que fuese a hablar y que dijese lo que el Espíritu Santo le inspirara. El joven obedeció sin chistar y, desde que abrió la boca hasta que terminó su improvisado discurso, todos los presentes le escucharon como arrobados, embargados por la emoción y por el asombro, a causa de la elocuencia, el fervor y la sabiduría de que hizo gala el orador. En cuanto el ministro provincial tuvo noticias sobre los talentos desplegados por el joven fraile portugués, lo mandó llamar a su solitaria ermita y lo envió a predicar a varias partes de la Romagna, una región que, por entonces, abarcaba toda la Lombardía. En un momento, Antonio pasó de la oscuridad a la luz de la fama y obtuvo, sobre todo, resonantes éxitos en la conversión de los herejes, que abundaban en el norte de Italia, y que, en muchos casos, eran hombres de cierta posición y educación, a los que se podía llegar con argumentos razonables y ejemplos tomados de las Sagradas Escrituras.

En una ocasión, cuando los herejes de Rímini le impedían al pueblo acudir a sus sermones, San Antonio se fue a la orilla del mar y empezó a gritar: "Oigan la palabra de Dios, Uds. los pececillos del mar, ya que los pecadores de la tierra no la quieren escuchar". A su llamado acudieron miles y miles de peces que sacudían la cabeza en señal de aprobación. Aquel milagro se conoció y conmovió a la ciudad, por lo que los herejes tuvieron que ceder.

A pesar de estar muy enfermo de hidropesía, San Antonio predicaba los 40 días de cuaresma. La gente presionaba para tocarlo y le arrancaban pedazos del hábito, hasta el punto que hacía falta designar un grupo de hombres para protegerlo después de los sermones.

Además de la misión de predicador, se le dio el cargo de lector en teología entre sus hermanos. Aquella fue la primera vez que un miembro de la Orden Franciscana cumplía con aquella función. En una carta que, por lo general, se considera como perteneciente a San Francisco, se confirma este nombramiento con las siguientes palabras: "Al muy amado hermano Antonio, el hermano Francisco le saluda en Jesucristo. Me complace en extremo que seas tú el que lea la sagrada teología a los frailes, siempre que esos estudios no afecten al santo espíritu de plegaria y devoción que está de acuerdo con nuestra regla". Sin embargo, se advirtió cada vez con mayor claridad que, la verdadera misión del hermano Antonio estaba en el púlpito. Por cierto que poseía todas las cualidades del predicador: ciencia, elocuencia, un gran poder de persuasión, un ardiente celo por el bien de las almas y una voz sonora y bien timbrada que llegaba muy lejos. Por otra parte, se afirmaba que estaba dotado con el poder de obrar milagros y, a pesar de que era de corta estatura y con cierta inclinación a la corpulencia, poseía una personalidad extraordinariamente atractiva, casi magnética. A veces, bastaba su presencia para que los pecadores cayesen de rodillas a sus pies; parecía que de su persona irradiaba la santidad. A donde quiera que iba, las gentes le seguían en tropel para escucharle, y con eso había para que los criminales empedernidos, los indiferentes y los herejes, pidiesen confesión. Las gentes cerraban sus tiendas, oficinas y talleres para asistir a sus sermones; muchas veces sucedió que algunas mujeres salieron antes del alba o permanecieron toda la noche en la iglesia, para conseguir un lugar cerca del púlpito. Con frecuencia, las iglesias eran insuficiente para contener a los enormes auditorios y, para que nadie dejara de oírle, a menudo predicaba en las plazas públicas y en los mercados. Poco después de la muerte de San Francisco, el hermano Antonio fue llamado, probablemente con la intención de nombrarle ministro provincial de la Emilia o la Romagna. En relación con la actitud que asumió el santo en las disensiones que surgieron en el seno de la orden, los historiadores modernos no dan crédito a la leyenda de que fue Antonio quien encabezó el movimiento de oposición al hermano Elías y a cualquier desviación de la regla original; esos historiadores señalan que el propio puesto de lector en teología, creado para él, era ya una innovación. Más bien parece que, en aquella ocasión, el santo actuó como un enviado del capítulo general de 1226 ante el Papa, Gregorio IX, para exponerle las cuestiones que hubiesen surgido, a fin de que el Pontífice manifestara su decisión. En aquella oportunidad, Antonio obtuvo del Papa la autorización para dejar su puesto de lector y dedicarse exclusivamente a la predicación. El Pontífice tenía una elevada opinión sobre el hermano Antonio, a quien cierta vez llamó "el Arca de los Testamentos", por los extraordinarios conocimientos que tenía de las Sagradas Escrituras.

Desde aquel momento, el lugar de residencia de San Antonio fue Padua, una ciudad donde anteriormente había trabajado, donde todos le amaban y veneraban y donde, en mayor grado que en cualquier otra parte, tuvo el privilegio de ver los abundantísimos frutos de su ministerio. Porque no solamente escuchaban sus sermones multitudes enormes, sino que éstos obtuvieron una muy amplia y general reforma de conducta. Las ancestrales disputas familiares se arreglaron definitivamente, los prisioneros quedaron en libertad y muchos de los que habían obtenido ganancias ilícitas las restituyeron, a veces en público, dejando títulos y dineros a los pies de San Antonio, para que éste los devolviera a sus legítimos dueños. Para beneficio de los pobres, denunció y combatió el muy ampliamente practicado vicio de la usura y luchó para que las autoridades aprobasen la ley que eximía de la pena de prisión a los deudores que se manifestasen dispuestos a desprenderse de sus posesiones para pagar a sus acreedores. Se dice que también se enfrentó abiertamente con el violento duque Eccelino para exigirle que dejase en libertad a ciertos ciudadanos de Verona que el duque había encarcelado. A pesar de que no consiguió realizar sus propósitos en favor de los presos, su actitud nos demuestra el respeto y la veneración de que gozaba, ya que se afirma que el duque le escuchó con paciencia y se le permitió partir, sin que nadie le molestara.

Después de predicar una serie de sermones durante la primavera de 1231, la salud de San Antonio comenzó a ceder y se retiró a descansar, con otros dos frailes, a los bosques de Camposampiero. Bien pronto se dio cuenta de que sus días estaban contados y entonces pidió que le llevasen a Padua. No llegó vivo más que a los aledaños de la ciudad. El 13 de junio de 1231, en la habitación particular del capellán de las Clarisas Pobres de Arcella recibió los últimos sacramentos. Entonó un canto a la Stma. Virgen y sonriendo dijo: "Veo venir a Nuestro Señor" y murió. Era el 13 de junio de 1231. La gente recorría las calles diciendo: "¡Ha muerto un santo! ¡Ha muerto un santo!.Al morir tenía tan sólo treinta y cinco años de edad. Durante sus funerales se produjeron extraordinarias demostraciones de la honda veneración que se le tenía. Los paduanos han considerado siempre sus reliquias como el tesoro más preciado.

San Antonio fue canonizado antes de que hubiese transcurrido un año de su muerte; en esa ocasión, el Papa Gregorio IX pronunció la antífona "O doctor optime" en su honor y, de esta manera, se anticipó en siete siglos a la fecha del año 1946, cuando el Papa Pío XII declaró a San Antonio "Doctor de la Iglesia".

Se le llama el "Milagroso San Antonio" por ser interminable lista de favores y beneficios que ha obtenido del cielo para sus devotos, desde el momento de su muerte. Uno de los milagros mas famosos de su vida es el de la mula: Quiso uno retarle a San Antonio a que probase con un milagro que Jesús está en la Santa Hostia. El hombre dejó a su mula tres días sin comer, y luego cuando la trajo a la puerta del templo le presentó un bulto de pasto fresco y al otro lado a San Antonio con una Santa Hostia. La mula dejó el pasto y se fue ante la Santa Hostia y se arrodilló.

Iconografía: Por regla general, a partir del siglo XVII, se ha representado a San Antonio con el Niño Jesús en los brazos; ello se debe a un suceso que tuvo mucha difusión y que ocurrió cuando San Antonio estaba de visita en la casa de un amigo. En un momento dado, éste se asomó por la ventana y vio al santo que contemplaba, arrobado, a un niño hermosísimo y resplandeciente que sostenía en sus brazos. En las representaciones anteriores al siglo XVII aparece San Antonio sin otro distintivo que un libro, símbolo de su sabiduría respecto a las Sagradas Escrituras. En ocasiones se le representó con un lirio en las manos y también junto a una mula que, según la leyenda, se arrodilló ante el Santísimo Sacramento que mostraba el santo; la actitud de la mula fue el motivo para que su dueño, un campesino escéptico, creyese en la presencia real.

San Antonio es el patrón de los pobres y, ciertas limosnas especiales que se dan para obtener su intercesión, se llama "pan de San Antonio"; esta tradición comenzó a practicarse en 1890. No hay ninguna explicación satisfactoria sobre el motivo por el que se le invoca para encontrar los objetos perdidos, pero es muy posible que esa devoción esté relacionada con un suceso que se relata entre los milagros, en la "Chronica XXIV Generalium" (No. 21): un novicio huyó del convento y se llevó un valioso salterio que utilizaba San Antonio; el santo oró para que fuese recuperado su libro y, al instante, el novicio fugitivo se vio ante una aparición terrible y amenazante que lo obligó a regresar al convento y devolver el libro.

En Padua hay una magnífica basílica donde se veneran sus restos mortales.


BIBLIOGRAFÍA

Butler, Vida de los Santos.
Salesman, P. Eliécer, Vidas de los Santos.
Sgarbossa, Mario y Luigi Giovannini - Un Santo Para Cada Día


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Oraciones

Novena a San Antonio
Es famoso por sus milagros

San Antonio obtenme de la Misericordia de Dios esta gracia que deseo (mencione el favor que pide).
Como tú eres tan bondadoso con los pobres pecadores, no mires mi falta de virtud antes bien considera la Gloria de Dios que será una vez más ensalzada por ti al concederme la petición que yo ahora encarecidamente hago.

Glorioso San Antonio de los milagros, padre de los pobres y consuelo de los afligidos, te pido ayuda.
Has venido a mi auxilio con tan amable solicitud y me has aliviado tan generosamente que me siento agradecido de corazón.

Acepta esta ofrenda de mi devoción y amor.
Renuevo la seria promesa de vivir siempre amando a Dios y al prójimo.
Continúa defendiéndome benignamente con tu protección y obtenme la gracia de poder un día entrar el Reino de los Cielos, donde cantaré enteramente las misericordias del Señor. Amen.


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Oración de liberación de San Antonio de Padua

Haciendo la señal de la cruz dirás con mucho fervor:

He aquí la Cruz del Señor,+
Huid, potestades enemigas:+
El león Judà, descendiente de David,+
Ha vencido. Aleluya.

Este exorcismo usado frecuentemente por San Antonio es muy eficaz contra las tentaciones del demonio, como lo prueban muchísimos ejemplos. Constituyen esas palabras el breve o carta de San Antonio que él mismo escribió y entregó a una devota suya para librarla de una fuerte y tenaz tentación.

Oración

A ti, Antonio, dechado de amor a Dios y a los hombres que tuviste la dicha de estrechar entre tus brazos al Niño-Dios, a ti lleno de confianza, recurro en la presente tribulación que me acongoja………….

Te pido también por mis hermanos más necesitados, por los que sufren, por los oprimidos, por los marginados, por los que hoy más necesiten de tu protección.

Haz que nos amemos todos como hermanos, que en el mundo haya amor y no odios. Ayúdanos a vivir el mensaje cristiano.

Tú, en presencia ya del Señor, no ceses de interceder por El, con El, y en El, a favor nuestro ante El Padre. Amén.


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TRECE MARTES EN HONOR DEL GLORIOSO
SAN ANTONIO DE PADUA.

Os ruego bendito San Antonio, que me hagáis partícipe de las incontables misericordias que concedéis a cuantos os invocan con devoción y confianza.

Martes 1.- Amoroso San Antonio, que despreciasteis las vanidades del mundo, haced que ame a Dios y me dedique a las cosas de su servicio. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 2.-Angélico San Antonio, lirio de incontable pureza, logradme del Señor que venza todas las tentaciones. (Padre Nuestro y Avemaría).


Martes 3.- Bendito San Antonio, amigo de la penitencia, alcanzadme que con voluntarios sacrificios, satisfaga por mis faltas. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 4.- Admirable San Antonio, espejo de obediencia, obtenedme que sepa conformarme a la voluntad de Dios. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 5.- Serenísimo San Antonio, joya de pobreza, atended por amor de Jesús y de Maria a mí y a los necesitados.(Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 6.- Compasivo San Antonio, ejemplo de humildad, alcanzadme la firme sujeción a la iglesia y a todo superior. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 7.- Amable San Antonio, consolador de los afligidos, rogad por cuantos sufren para que se vean libres de sus males o se resignen en su desgracia. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 8.- Celoso San Antonio, defensor de la inocencia y castigador del vicio, alcanzadme que os sea agradable. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 9.- Amantísimo San Antonio, horno de ardiente caridad, alcanzadme vivas ansias de trabajar por la gloria del Señor. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 10.- Incomparable San Antonio, lumbrera que ilumina a los pecadores, obtenedme que jamás ofenda a Dios. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 11.- Inocente San Antonio, celador de la justicia, libradme de las asechanzas del demonio, y de todo mal. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 12.- Perfectísimo San Antonio, que hacèi hallar las cosas perdidas, obtenedme que lleve mi cruz y gane el cielo. (Padre Nuestro y Avemaría).

Martes 13.- Santísimo y muy generosísimo San Antonio. Sembrador de milagros, pretejedme con vuestra intercesión en todo el curso de mi vida. (Padre Nuestro y Avemaría).


Oración final para todos los martes.

Caritativo protector de los que a vos acuden, ya que habéis recibido el don de hacer milagros, trabajad en el de mi conversión, alejad de mí y de todos los que me son queridos, las enfermedades, las adversidades, y las desgracias, y por la virtud de vuestras oraciones, atraed sobre mí y todos los míos las bendiciones del cielo. Amén.


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Letanía de San Antonio
(como devoción privada)

Señor ten piedad.
Cristo ten piedad.
Señor ten piedad.
Cristo, óyenos.
Cristo, escúchanos.
Santa María, ruega por nosotros.
San Francisco, San Antonio de Padua gloria de la orden de frailes menores, mártir en el deseo de morir por Cristo, Columna de la Iglesia, Digno sacerdote de Dios, Predicador apostólico, Maestro de la verdad, Vencedor de herejes, Terror de los demonios,
Consuelo de los afligidos,
Auxilio de los necesitados,
Guía de los extraviados,
Restaurador de las cosas perdidas,
Intercesor escogido,
Constante obrador de milagros,
Sé propicio, perdónanos, Señor,
Sé propicio, escúchanos, Señor,
De todo mal, líbranos, Señor,
De todo pecado,
De todo peligro de alma y cuerpo,
De los lazos del demonio,
De la peste, hambre y guerra,
De la muerte eterna,
Por los méritos de San Antonio,
Por su celo en la conversión de los pecadores,
Por su deseo de la corona del martirio,
Por sus fatigas y trabajos,
Por su predicación y doctrina,
Por sus lagrimas de penitencia,
Por su paciencia y humildad,
Por su gloriosa muerte,
Por sus numerosos prodigios,
En el día del juicio, Nosotros pecadores, te rogamos, óyenos,
Que nos guíes por caminos de verdadera penitencia,
Que nos concedas paciencia en los sufrimientos,
Que nos asistas en las necesidades,
Que oigas nuestras oraciones y peticiones,
Que enciendas en nosotros el fuego de tu amor,
Que nos concedas la protección y la intercesión de San Antonio, Hijo de Dios,
Cordero de Dios que quitas los pecados del mundo, perdónanos, Señor.
Cordero de Dios que quitas los pecados del mundo, escúchanos, Señor
Cordero de Dios que quitas los pecados del mundo, ten piedad de nosotros
Cristo, óyenos. Cristo, escúchanos.

V. Ruega por nosotros oh bienaventurado San Antonio, R. Para que seamos dignos de las promesas de Cristo. Oremos: Dios
Todopoderoso y eterno, Glorificaste a tu fiel confesor Antonio con el don constante de hacer milagros. Concédenos que cuanto pedimos confiadamente por sus méritos estemos ciertos de recibirlo por su intercesión. Te lo pedimos en nombre de Jesús, el Señor.R. Amen.




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